sabato 5 marzo 2016

Chiedi a papà: pensieri, emozioni.

La telefonata che ci annunciò l’arrivo della troupe arrivò una mattina: “I ragazzi saranno da voi il martedì sera, giusto per rendersi conto di dove sono e tu partirai mercoledì mattina”.
Sono una persona che programma. Sono una persona a cui piace organizzare ed essere organizzata. 
“Amore, ma non è che mi mettono un biglietto del treno in mano e mi dicono vai??!”
“Ma cosa dici??? Figurati! Ti accompagneranno, stai tranquilla.”

Martedì 24 novembre
Esco da lavoro, come al solito. Emozionata? Beh sì, ma più che altro indecisa sul mi-lavo-i-capelli-o-no. No. Dai. Che senso ha? Stasera la troupe passa, non faranno le riprese. Adesso corro a prendere Penny a casa, poi vado a prendere Livia e poi Claudio. Torno a casa e dopo poco arrivano loro. Non riuscirei a farmi una doccia. Ah, devo ricordarmi di aggiungere la piastra per capelli in valigia. Speriamo ci stia.
15,15: esco da lavoro
15,40: recupero il cane Penny a casa, e dopo la sbavata sui pantaloni la carico in macchina e mi dirigo verso l’asilo
15,50 recupero la Principessa, che chiaramente mi accoglie ridendo e facendomi notare: “Mamma, arrivi sempre per ultima!”
16,30 recupero il Principe.
Arrivo a casa, cerco di sistemare il sistemabile, almeno, penso, devo togliere dal lavello della cucina le tazze della colazione. Nel frattempo arriva anche Max a casa. Mi infilo una tuta, un maglione comodo e penso che tanto la troupe deve solo poggiare l’attrezzatura. Mi metto una pinza in testa. Chiaramente orrida.
Suona il campanello.
Entrano. Va bene, ok, ci siamo.
“Ciao. Tu sei la mamma vero? Questo è il tuo biglietto del treno. Domani alle 6,15 ti vengo a prendere e ti porto in stazione.” Ecco. Il mio incubo. Non mi spaventa viaggiare da sola… Noooooooooo ma sono terrorizzata dal sollevare la mia Valigia, regalo dei 18 anni… e non ho 20 anni, per cui solo la valigia, vuota, pesa circa… 10kg?? Piena pesa… non ci voglio neanche pensare.
E non posso neanche pensare al fatto che questi qui staranno in casa mia con i miei figli. Sembrano simpatici. Sono simpatici. Accidenti son proprio simpatici. Vorrei stare qui! 
No, non sono simpatici. Stanno montando una macchina da presa nel mio salotto. Perché??? Per dei mini filmati. Perfetto. Io sono in tuta, maglione da casa, capelli da lavare e pinza in testa. Vado in bagno, i trucchi sono in valigia… mi do due pizzicotti sulle guance come faceva mia mamma e spero che sembri fard naturale.
Scoprirò poi, intorno ai primi di gennaio, che queste riprese saranno la nostra carta d’identità sui social e sul sito Rai. Perfetto. Perfetto.



Mercoledì 25 novembre
Mi sveglio e penso che mi rende triste non salutare i bimbi. Allora mi affaccio comunque in camera loro e li vedo dormire. Penso che per tutti sarà un’avventura strana, non ripetibile… e che “non ho tutte le rotelle a posto” come dice Claudio. Ma sono curiosa di sapere cosa faranno senza di me. Non sono curiosa sul cosa farò io, qualcosa farò. L’e-reader è pieno e leggerò il mondo senza di loro. Livia mi ha chiesto di ricamarle un bavaglino nuovo visto che sarò “in vacanza”, ed in valigia ho dovuto inserire anche il kit da punto croce. Tanto ormai 40kg o 40,3kg non farà differenza.
Vado in sala, saluto Penny, e dopo poco sono in stazione…
Non penso a molto. Spero solo non mi rubino la valigia che ho mollato all’entrata del vagone. Ho spudoratamente chiesto aiuto per caricarla… ed è rimasta lì. Se cercano di sollevarla se ne pentiranno.
A ogni fermata penso: “Magari mi fanno una carrambata ed entrano macchine da presa, sale qualcuno e mi fanno scendere”. Specchietto in mano controllo di non aver sbavato il mascara e di non sembrare un relitto.
Invece non sale nessuno, nessuno mi bada. E per fortuna nessuno mi porta via la valigia. 
Mi squilla il telefono: “Ciao sono Tommaso!... Scendi dal treno e vieni verso l’uscita, ti aspetto lì”. No Tommaso, tu non hai capito che io devo scendere con la mia valigia. Quello è il mio problema.
Scendo, chiedo gentilmente ad un signore che mi pare non a rischio infarto di aiutarmi con la valigia. La trascino fino all’uscita ed intravedo Tommaso, che mi sorride. Certo, sorride. Sorride perché ancora non ha sollevato la mia valigia. Valigia anno 1996. Quando i cellulari avevano la batteria che durava una settimana ed erano appena nati gli sms. Infatti il caro Tommaso non ride più e probabilmente ha avuto male al braccio per una settimana dopo aver caricato la valigia in macchina.

Cellulare in mano avverto Max che sono arrivata, che sono in macchina e lo aggiorno sul fatto che stiamo “risalendo”. Destinazione Siena. Guardo su Google. “Resort di lusso Siena”. “Castel Monastero”. Che figata! 
Arriviamo. Non mi pare vero! Non mi pare vero. Sono io. Sono qui. Ci sono i ragazzi della nostra troupe. Perché da qui in poi l’avventura non è solo mia, ma è mia e di Graziana. Voglio troppo bene a Graziana. Non è magra, parla di cibo e di figli. La adoro.
Mi tolgono il cellulare. Va bene. Anzi, non va bene. Non va per niente bene. Io, donna-social, senza cellulare. Ma non ho scelta. Si gioca.
Entro in stanza.Ma che camera?!??!?! Ma che vista! Ma quindi si fa sul serio?!?!? Forse in questo momento ho davvero realizzato che ero realmente lontano da casa mia.
Ore 18,00 il primo massaggio in spa. Quella che abbiamo soprannominato “l’abitudine delle 18,00”… che in realtà speravamo diventasse un’abitudine! Che massaggio…. Penso che quelle mani le ricorderò a vita.
Cena. Cena… parliamone. Anzi no. Preferisco ricordare come un sogno!!!!

Giovedì 26 novembre-Venerdì 27 novembre-Sabato 28 novembre
Oggi è l’anniversario da morosi. Oggi è il primo 26 novembre che siamo lontani in 21 anni.
Sveglia?? Cioè il primo giorno di vacanza e mi svegli?
Inizia l’avventura, tra mille risate, ciak, risotti alle castagne (con cipolla rossa e guanciale… Impossibile da dimenticare), cavalcata al tramonto (per fortuna che mi ci hanno tirato giù da tal cavallo Ambrogio), caccia al tartufo con i cani e le cene.
Ah quanto mi sono rilassata durante le cene! Tutti insieme, a ridere, scherzare… a bere del vino ottimo… Eh sì. Mio marito ha consegnato una moglie astemia. Ero astemia. Finché non ho bevuto del buon vino. 
Lo dico: la vacanza non è stata una vacanza come intendo io, e cioè sveglia tardi, relax, dolce far nulla. L’e-reader l’ho acceso forse una volta, perché alla sera avevo troppo sonno e di giorno non ho mai avuto tempo. Ma è stata una parentesi di vita, in cui ho cenato senza riempire bicchieri ai miei figli, senza nessuno che mi chiamasse nel momento in cui mi siedo “Mammaaaaaaa! Ho fatto caccaaaaaaa”; una parentesi in cui ho conosciuto delle persone che mi porterò nel cuore, delle belle persone. È stata una vacanza da me stessa, da come sono, da come sono anche costretta ad essere dalla vita quotidiana, dalla routine, dal lavoro.
Ho ritrovato me stessa, non mamma, che mi diverto ugualmente, che rido, che parlo di figli ma anche di me. 
Ho pensato a casa? Ho pensato a mio marito? Il video messaggio mi ha salvato dalle preoccupazioni: li ho visti sereni, sorridenti e ho pensato: “Al diavolo! Da ora in poi me la godo!”. Insomma il “Quando-mi-ricapita-più” è così arrivato.
Mi mancavano, certo, ma saperli con il papà mi ha reso allo stesso tempo tranquilla.
“Chiedi a papà” è questo. “Chiedi a papà” per me è stato un ritrovamento di me stessa, un ritrovamento del rapporto dei miei bimbi con il loro papà: al di là della quotidianità (in cui io son sempre presente), del lavoro, delle feste, dei week end.
“Chiedi a papà” va visto per questo: perché non fa costruttiva polemica chi giudica le famiglie dicendo “Colpa delle mamme che non delegano”. Nessuno ha colpa. I mattoncini della vita di ogni famiglia si costruiscono giorno dopo giorno, e, così va. Va che mamma ha il pancione, va che mamma allatta, va che mamma è a casa. E va che la mamma è sempre la mamma. Va anche che i papà sono davvero super, perché dai, sanno fare tutto, anche se solitamente fa la mamma. Claudio ha detto:“ In quei giorni la mamma non mi è mancata perché sapevo che sarebbe tornata, ma mi sono divertito con il papà perché con lui non ci sto mai così!”. Ecco. Non ci stanno mai, perché si lavora, perché siamo in un vortice.
“Chiedi a papà” Ci ha tirato fuori dal vortice, e anche se solo per 5 giorni hai la possibilità di “dare un’occhiatina” a come sarebbe fuori dal vortice.

Domenica 29 novembre
Il “come sarebbe” l’ho scoperto quando li ho visti arrivare, quando ho sentito “Mamma!” nel posto che volevo vivessero anche loro, perché è stato il mio primo pensiero: “Come vorrei che fossero qui con me “. Non ho bisogno di vacanze da sola, io ho bisogno di vacanze dal vortice. 
Ho capito che al di là della fatica, del sonno, della stanchezza… il “Chiedi a mamma” me lo sono cercata… ed è la cosa più bella del mondo.




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